Lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Signor Presidente del Consiglio,

Lei il 10 ottobre sara’ nella nostra citta’ per posare la prima pietra del nuovo stabilimento della Philip Morris. Ci sara’, anche se non invitata, una rappresentanza di metalmeccanici bolognesi. Chiariamo fin da subito che non saremo lì per protestare contro questo importante investimento di una multinazionale nel nostro paese che puo’, anzi, avere rilevanza strategica per la struttura industriale del nostro territorio. Vorremmo, assieme ai nostri colleghi che ci accompagneranno, parlare con Lei e rappresentarle il perche’ potra’ posare quella pur importantissima pietra. Lo potra’ fare perche’ da queste parti una comunita’ intera si e’ sviluppata ed e’ cresciuta a partire dal lavoro, dalla sua emancipazione, dal sapere collettivo e dalle relazioni sociali che esso sa produrre. Non ci sarebbero le imprese capaci di competere globalmente, non ci sarebbe quel che resta del tanto decantato modello emiliano senza questi elementi di fondo che Lei, e l’azione del suo governo, state cosi’ pesantemente attaccando e disconoscendo. Non si dimentichi, nella giornata di oggi, che se una multinazionale investe a Bologna con una prospettiva lo fa perche’ riconosce il valore sociale e produttivo di questo territorio, non certo perche’ attratta dalle sue chiacchere o dalle strategie che Lei pianifica di riduzione dei diritti di chi lavora. Interessa, dentro una prospettiva manifatturiera, il lavoratore edile che posera’ tutte le altre pietre di quello stabilimento, il progettista che ha pensato le macchine che lo riempiranno, il montatore meccanico che le mettera’ a punto, l’operatore che le fara’ girare e fino al sistema logistico che inviera’ le merci prodotte. Questo valore sociale e produttivo, signor Presidente del Consiglio, e’ stato conseguito su un fondamento di liberta’ di cui Lei dovrebbe essere il garante. Liberta’ di iniziativa, la liberta’ della cultura sempre piu’ tartassata, la liberta’ e l’autonomia del lavoro che sa farsi soggetto negoziale, conflittuale, motore di trasformazione e di innovazione allo stesso tempo. Lei oggi pone la prima pietra di un nuovo stabilimento ma nega questo spazio di liberta’, commettendo un grave errore.

Lei ci chiede dove siamo stati in questi anni mentre il paese andava a rotoli. Sa per caso che solo nei territori di Bologna e Reggio Emilia abbiamo sottoscritto oltre 180 accordi – per un bacino di oltre 26000 addetti – sui temi della precarieta’ e della stabilizzazione dei rapporti di lavoro mentre Lei, come quelli che l’hanno preceduta, lavorate alacremente per cancellare diritti e prerogative di chi lavora? Sa, per farle un altro esempio, che durante questi anni di crisi terribile noi abbiamo sottoscritto accordi aziendali con investimenti per centinaia di milioni di euro che si sono insediati sul territorio? Oppure sa che cosa significa contrattare la condizione di decine di migliaia di persone dentro i processi di ristrutturazione e definire per tale via migliaia di accordi che sono stati alternativi ai licenziamenti che tanto le stanno a cuore? Per ribadirle tutto questo saremo presenti il 10 ottobre e per ribadirle che non ci ha convinto, che lotteremo per difendere la nostra condizione e quella del paese, per rivendicare un modello di sviluppo non in contrasto col benessere sociale e che, un conflitto da noi non cercato, comunque, non ci spaventa. Non e’ l’unico, signor Presidente del Consiglio, a voler fare sul serio. Infine vogliamo lanciarle una sfida. Lei oggi sara’ a Bologna. Le chiediamo di incontrare un gruppo di noi delegati metalmeccanici e di illustrarci con chiarezza quello che intende fare, quali sono le ragioni e gli obiettivi di fondo, cosa pensa di ottenere e cosa mette a repentaglio con la sua iniziativa. Secondo noi la sua proposta cela un abile bluff, nel senso che parla di un allargamento dei diritti mentre in realta’ li cancella e crediamo di poterlo dimostrare. Lei che e’ giustamente considerato il mago della comunicazione mica avra’ delle riserve verso una discussione di questo tipo? Dice sempre che il popolo sta con Lei, venga a verificarlo di persona. Regole chiare pero’. Niente monologhi e le domande le poniamo noi dentro un sano e robusto contradditorio. E a Lei la scelta se vuole lo streaming oppure no. Noi chiediamo di incontrarla perche’ siccome le imprese possono decidere di produrre altrove, noi questo non possiamo permettercelo. E siccome i disastri prodotti da questa crisi ricadono soprattutto sulla nostra pelle, siamo noi i primi a volere che questo paese cambi. In meglio pero’ … se non chiediamo troppo.

 

Il Segretario Generale                                                                      Il Segretario Generale

Fiom Emilia Romagna                                                                       Fiom Bologna

Bruno Papignani                                                                               Alberto Monti

 

I Delegati e le Delegate della FIOM di Bologna