Per un voto consapevole: la riforma spiegata punto per punto. IL NUOVO SENATO

L'aula del Senato a Palazzo Madama. REUTERS/Alessandro Bianchi

La FIOM e la CGIL si sono schierate per il NO. Da oggi proveremo ad approfondire alcuni temi cercando di entrare il più possibile nel merito della riforma. Con una avvertenza: la riforma deve essere letta complessivamente perché le modifiche costituzionali introdotte dal progetto Renzi-Boschi non hanno tutte lo stesso peso specifico.

Il nuovo Senato: descrizione e considerazioni

 Come sarà composto il Senato?

La riforma prevede che il Senato passi da 315 senatori a 100 senatori. 95 Senatori saranno scelti in base a una legge che ancora non esiste, ma comunque “in conformità alle scelte espresse dagli elettori” fra i Consigli Regionali e le provincie autonome di Trento e Bolzano (74 tra i membri dei medesimi consigli e 21 tra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori, nella misura di un sindaco per ogni territorio). 5 Senatori saranno invece nominati dal Presidente della Repubblica.

Ogni Regione avrà diritto ad almeno due Senatori, mentre i seggi rimanenti verranno riproporzionati in base alla popolazione registrata nell’ultimo censimento.

LA NOSTRA CRITICA

Poichè la ridistribuzione dei Senatori avverrà su un numero molto basso (meno di 100)  sarà davvero complicato, se non impossibile, che tale redistribuzione possa essere conforme al reale peso demografico delle Regioni. Facciamo alcuni esempi.

Il Molise, con 314mila abitanti, avrà diritto a due Senatori, mentre la Lombardia, che conta più di 10milioni di abitanti (ed è quindi 31 volte più grande) avrà diritto a soli 14 Senatori.

E l’Emilia Romagna? La nostra regione conta 4milioni di abitanti, e ciò le consentirà di ottenere 6 senatori; eppure, il piccolo Trentino Alto Adige, che conta solo un milione di abitanti, ne avrà addirittura 4. (Dati tratti dal sito di Rai News 24)

Questa sproporzione è particolarmente grave se si pensa che il nuovo Senato manterrà comunque la prerogativa di poter votare su tutte le materie inerenti la Costituzione stessa, cioè sulla Carta fondamentale di TUTTI i cittadini. Quindi, paradossalmente, un cittadino di una regione popolosa conterà meno di un cittadino di una regione piccola. In tal modo, a nostro avviso, si lede il principio costituzionale di UGUAGLIANZA di tutti i cittadini.

Si dice poi che questo nuovo Senato si ispiri al Senato tedesco. Non è vero. Il nuovo senato non ha nulla a che fare con il modello tedesco. Innanzitutto perchè il Bundesrat non è un seconda Camera, tanto che nella costituzione tedesca non si cita mai il termine parlamento, bensì, sempre e distintamente, Bundestag e Bundesrat.

In secondo luogo, perché il modello tedesco prevede che i Senatori siano espressione diretta dei governi regionali, e non semplici consiglieri regionali. Come è facilmente comprensibile, infatti, un consigliere regionale è molto meno importante di un  membro di esecutivo. A ciò si deve aggiungere che la riforma Renzi-Boschi non prevede per i neo Senatori, diversamente da quanto avviene in Germania, alcun vincolo di mandato nei confronti del governo regionale. Cosa significa? Che i Senatori non dovranno rendere conto del loro operato al governo della Regione che li ha eletti. Si tratta, evidentemente, di una  grave distorsione in quanto il nuovo Senato “delle Regioni” verrà riempito di “seconde file”; seconde file che risponderanno di più ai partiti di appartenenza, che non ai governi delle rispettive regioni.

Inoltre, poiché il Presidente della Repubblica nominerà 5 Senatori su 100 avremo ben il 5% dei senatori nominati (quindi non eletti da nessuno), ovvero una percentuale molto più significativa di quella di adesso: col sistema attuale sono 5 su 315, quindi l’1,5%, più gli ex Presidenti della Repubblica.

Infine: l’immunità parlamentare sarà estesa anche ai nuovi Consiglieri regionali/Senatori. Considerando che in molte regioni italiane le infiltrazioni criminali sono una vera e propria piaga, non è difficile supporre che questo privilegio possa fare gola a molti.

CONSIDERAZIONI FINALI

Il disegno di riforma del Senato, preso nella sua complessità, riduce drasticamente la possibilità per gli elettori di scegliere i propri rappresentanti, senza per altro introdurre alcun elemento di rappresentanza unitaria dei territori. Se a ciò aggiungiamo che il mandato dei Senatori coinciderà con il loro mandato di Consiglieri regionali, assisteremo a un continuo turn over che renderà difficoltoso per il Senato stesso lavorare con efficacia.

In definitiva, di questo nuovo Senato non convincono né la composizione (sproporzioni evidenti nell’assegnazione dei seggi), né le competenze (i senatori potranno votare sulle materie Costituzionali), né le finalità (i senatori non hanno vincolo di mandato, non rispondono ai governi regionali), ne’ l’organizzazione dei lavori (senatori a rotazione), né il mantenimento di alcuni privilegi, ovvero l’ immunità parlamentare estesa ai consiglieri regionali.