Tredicesimo pomeriggio in festa a Minerbio, ricordando Giacomo Simoni
Domenica 4 giugno, tredicesimo pomeriggio in festa a Minerbio. Durante la manifestazione è stata presentata un’ opera della pittrice Roberta Ferrari dedicata da Spi-Cgil e Fiom-Cgil a Giacomo Simoni. Con la partecipazione, tra gli altri, di Alberto Monti Segrterario Fiom Bologna e Vanna Scarabelli, moglie di Giacomo Simoni.
Un ricordo per Giacomo
Trasformare il pensiero in parole non è una cosa semplice.
Giacomo è spesso nei miei pensieri. Mi ha insegnato moltissimo, come sindacalista e nella vita. E’ un amico che mi manca tantissimo. Era combattivo, caparbio, anche nei momenti bui. Giacomo, in modo scherzoso ma con parole preziose piene di senso di appartenenza, militanza e giustizia, riusciva a insegnarmi tante cose senza farmi sentire il peso della sua autorevolezza.
Ricordo le lotte alla Casaralta. Avevamo problemi di tenuta. Giacomo si alza e dice a tutti: “Noi qui siamo in mensa e teniamo finchè lo vogliamo!” Successivamente iniziò un’occupazione che durò due mesi, e in mensa si alternarono incontri, dibattiti, momenti di socialità indimenticabili.
Durante una riunione sull’amianto mi arrabbiai perché i lavoratori un volevano fare le visite mediche di controllo. Giacomo mi chiama da parte e mi dice: “Smettila, a cosa servono?” “A cosa serve sapere? Per noi un colpo di tosse è un incubo.”
Giacomo era brillante, come quando da candidato sindaco, durante la campagna elettorale, andava per il mercato dire: “Non votatemi!”
Ad ogni modo per me, ma non solo per me, Giacomo è stato un esempio per la sua militanza nel sindacato, come delegato e funzionario Fiom, nello Spi, e infine come sindaco di Minerbio, verso cui sentiva un fortissimo senso di appartenenza, non solo perché a Minerbio risiedeva.
Ma Giacomo trasmetteva un senso di comunità ovunque, anche perché è sempre stato a contatto con chi rappresentava un modo di fare non burocratico.
Ricordo interminabili dialoghi sui tanti problemi inerenti le condizioni dei lavoratori, dei cittadini, e sull’amianto. Lui e Guido Canova erano uniti da un’amicizia profonda, radicata dalle lotte e dalla Casaralta. Con Giacomo e Guido ci trovavamo spesso. Guido era malato e Giacomo soffriva anche per lui, ma non faceva mai mancare una battuta, e soprattutto una vicinanza e una cura uniche.
Giacomo e Guido hanno fondato ALBEA (Associazione Lavoratori Bolognesi Esposti Amianto) per un senso di giustizia. Un’associazione seguita con passione e tenacia da Giacomo fino all’ultimo giorno.
Ricordo una sua telefonata dall’ospedale dove con voce stanca mi disse: “Alberto, come va il processo? Non ti preoccupare, ho telefonato per le testimonianza. Mi raccomando.”
Purtroppo è stata l’ultima volta che ho sentito la sua voce.
Non so quali saranno gli sviluppi della vicenda, ma quel processo, dopo tanti anni è stato vinto.
Giacomo e Guido, da presidenti di ALBEA hanno pensato a un libro, anche se gli sembrava impossibile racchiudere in un libro quella storia, la storia della Casaralta. Con Vanna e Stefano abbiamo deciso di pubblicarlo senza nessuna modifica.
Il libro si sta rivelando attualissimo e forse lo useremo per i corsi di formazione per i nuovi delegati.
Oggi tutto è cambiato, ma se non si riparte da quei valori che Giacomo ha insegnato a tanti sarà complicato avere una democrazia con dei diritti esigibili nelle fabbriche e nella società.