La salute prima di tutto – I lavoratori BitBang in smart working: era così difficile?
Di nuovo in smart working
TUTTE/IACASA. ERACOSÌDIFFICILE?
Alla fine siamo tutti a casa di nuovo.
Ci sono voluti sei positivi in azienda (almeno quelli di cui abbiamo saputo) e decine di persone in isolamento, per giungere alla soluzione che le lavoratrici e i lavoratori avevano già proposto e discusso sin dal febbraio scorso: il lavoro da remoto volontario per esigenze sanitarie. Soluzione che come RSU ci siamo incaricati di proporre alla dirigenza e a cui purtroppo è stato opposto un muro che ha rimbalzato ogni possibilità di dialogo.
Chiaramente valutiamo positivamente quanto intrapreso dall’azienda negli ultimi giorni dapprima con la remotizzazione di coloro che hanno figli/e interessati dalla chiusura delle scuole, e ora appunto con la messa a lavoro
da remoto volontaria di tutto il personale. Ma bisognava veramente rischiare un focolaio?
Purtroppo abbiamo dovuto affrontare molte reticenze per fare tutto il necessario per contenere gli effetti sugli individui,
sugli affetti e sul sistema sanitario di una pandemia che non accenna a diminuire d’intensità e con cui probabilmente dovremo avere a che fare nei prossimi anni.
Ci rammarica constatare che molto di quanto è accaduto era chiaramente prevenibile ma non è stato fatto
abbastanza.
Ci sono alcuni punti che ci preme sottolineare e per cui abbiamo delle suggestioni:
1) coloro che pensavano che facendo il minimo “legale” per gestire la pandemia si sarebbe evitato l’attuale disastro sanitario, sono stati fragorosamente smentit dai fatti. Dopo qualche intervento nella giusta direzione (sollecitato dagli scioperi operai di marzo) il governo ha evidentemente chinato il capo quando Confindustria ha alzato la voce, dando praticamente carta bianca agli imprenditori e permettendo loro di intraprendere misure di sicurezza minime (qualche mascherina, il test della febbre a carico del lavoratore/lavoratrice, del gel igienizzante e altre misure parziali, pur permettendo alla gente di assembrarsi negli uffici senza mascherine) e, altrettanto grave, senza effettuare alcun tipo di controllo. Questo ci dice che non c’è alcuna legalità a
proteggere la nostra salute e che non possiamo delegare un tema tanto importante a dei burocrati impegnati a fare favori agli industriali più che a evitare una strage. La salute è nostra e ce ne dobbiamo occupare
NOI.
2) È evidente ed è cosa risaputa che l’AUSL e l’apparato sanitario non stiano riuscendo a gestire la crisi (ciò è confermato anche a una recente inchiesta sulla situazione bolognese che vi invitiamo a leggere). Risulta
ancora più evidente che ognun di noi deve applicarsi per garantire la propria salute e incolumità. Solo noi abbiamo a cuore il benessere nostro e delle persone a cui teniamo, ricordiamocelo sempre.
3) Sicuramente ha pesato moltissimo nella gestione della situazione l’indisponibilità da parte dell’azienda di formare il comitato anti-covid come da protocolli tra governo e sindacati. Difetto favorito anche dalla mancata partecipazione al processo di formazione del comitato stesso di alcune figure determinanti. Ricordiamo che il comitato si sarebbe costituito tra RSU, RLS, RSVPP e parte datoriale. Ci auguriamo che le imminenti
elezioni sindacali vedano la candidatura di persone motivate a garantire il benessere collettivo e che il prossimo mandato si caratterizzi per sicurezza degli interventi e per la responsabilità dei/delle rappresentanti.
4) Anche la voce dei colleghi e delle colleghe non si riesce a sentire ancora abbastanza. Abbiamo parlato con molte persone sia collettivamente che individualmente in questi mesi e sappiamo che sono tanto preoccupate
quanto lo siamo noi. Ma la piccola voce della RSU non vale niente se dietro non c’è la cassa di risonanza di tutte e tutti coloro che discutendo sono comunque arrivati da soli e senza direzione al miglior piano
d’intervento per la gestione del Covid in azienda. Per questo bisogna aumentare la partecipazione alle assemblee, incrementare i momenti di scambio e perfezionamento collettivo delle idee e organizzare
mobilitazioni che incidano a sufficienza da permettere che le nostre rivendicazioni siano considerate e risultino infine vittoriose. In ultimo anche il tesseramento è un’arma nelle nostre mani per farci valere.
Organizzeremo a breve un’assemblea al fine di discutere su come proseguire il nostro percorso alla luce di questi avvenimenti.
Non esitate a contattarci per chiarire ogni dubbio.
La RSU FIOM BitBang
P.S: ricordiamo nuovamente che contrarre il covid in azienda è ritenuto infortunio sul lavoro, il che comporta la
copertura economica per tutti i giorni di assenza da parte dell’INAIL e che i giorni di infortunio non vengano conteggiati
nel periodo di comporto.
